Vivere in una Camping City

È quasi l’ora di pranzo, c’è chi prende al market i detersivi alla spina e chi si ferma al panificio. Passano i bus elettrici delle due linee, la rossa e la viola che fanno spola con il centro. Famiglie e coppie sono sedute in qualche bar o ristorante di Piazza Italia, che la sera brulica per lo struscio. Si sentono lontane le risate dei bambini che affollano una delle sei piscine del parco acquatico. Di là dalle dune, si apre la spiaggia. I banchi vuoti della Kirche Unterwegs, la piccola chiesta protestante, aspettano che cali il sole per accogliere chi vorrà fermarsi per meditare.
È inutile cercare Marina di Venezia nell’annuario statistico dei comuni. Anche se passeggiando tra i suoi viali ben curati e immersi nella pineta sembra di stare in una tranquilla cittadina di mare, in realtà è solo un camping. Anzi, il più grande camping d’Europa. Ottanta ettari di estensione, 700 dipendenti, può ospitare 12 mila persone ogni giorno: nel 2022 qui hanno registrato 1,3 milioni di presenze turistiche. Siamo in realtà nel comune di Cavallino Treporti ma è il Camping Marina la vera città. Se i 13.500 abitanti dovessero rifugiarsi da qualche parte, ci starebbero quasi tutti in questo camping cinque stelle.
Cavallino Treporti è una striscia di campagna tra la laguna di Venezia e l’Adriatico, agganciata alla terraferma là dove inizia Jesolo. Dalla parte del mare, i campeggi e le spiagge; sul versante della laguna, gli orti. Trenta camping in diciassette chilometri, dai più piccoli e a conduzione familiare ai più grandi come il Marina che è una SpA. Solo un altro, l’Unione, quasi lo eguaglia.
«Negli ultimi dieci anni la stagione si è allungata: dai primi di aprile a ottobre», racconta Paolo Bertolini, il presidente del Marina. «Ha inciso il cambio climatico, ma anche i nuovi servizi: qui garantiamo acqua calda e bungalow coibentati e così chi può si ferma».
In Italia, Cavallino Treporti è poco conosciuta al grande pubblico. Eppure, coi suoi 6,5 milioni di presenze l’anno svetta come la quinta località più visitata del paese. «La prima spiaggia del Veneto, la seconda dell’Italia», scandisce Roberta Nesto, la sindaca. «Siamo un Comune a fisarmonica che si affolla e si restringe – dice – Immaginate cosa significa una gestione così flessibile di servizi, dai trasporti ai rifiuti». È un destino che condivide con altri piccoli centri e con quelli che superano il milione di visitatori ha creato il G20. La loro prima richiesta? «Che venga istituito lo ‘status di città balneari’, proprio come esiste per le città d’arte o quelle montane».
Nelle casse comunali i turisti hanno lasciato nel 2022 ben 4,5 milioni di euro in tassa di soggiorno. Ma solo il camping Marina fattura 30 milioni di euro l’anno, che superano i 50 se si sommano i servizi gestiti da privati e cooperative. Tanto quanto le entrate dell’intero Comune. Quando si incontrano attorno a un tavolo si parlano quasi da pari. Si schermisce l’AD, Luca Gazzo: «Ognuno fa il suo».
Intanto ci racconta di come il Marina voglia diventare una smart-city: «Stiamo mettendo a punto un sistema di alerting che possa anticipare in tempo reale problemi e inconvenienti. L’irrigazione delle aree verdi è governata da centraline collegate alla stazione meteo; abbiamo colonnine elettriche ovunque e puntiamo al fotovoltaico per almeno il 50% del fabbisogno». Paolo Bertolini ci porta invece al Garden Villa, il ‘quartiere’ progettato da Matteo Thun, il designer famoso per la sua «architettura botanica». Qui ha realizzato una serie di bungalow dove sono i pini marittimi a decidere il layout: gli alberi della pineta svettano nel patio interno che divide zona giorno e zona notte. Questo è il cuore chic del litorale.
La fortuna di Cavallino Treporti è iniziata tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento, quando era solo una lingua di terra fertile lavorata dai mezzadri e il mare e la bora battevano la costa. Sono stati i tedeschi a scoprirne la bellezza. «Hanno cominciato ad arrivare in moto, chiedevano di piazzare le tende nel pescheto del nonno – racconta Mattia Enzo – Poi in auto e in camper, cercavano tranquillità e spiagge un po’ selvagge. Le grandi industrie di auto mandavano ci mandavano dipendenti a villeggiare». E così «il turismo faceva incassare più dei pescheti». Oggi lui e il fratello gestiscono il camping Stella Maris, otto ettari di casette, bungalow e tende, scorci da sobborgo di middle class, dentro giardini perfetti.
I tedeschi hanno continuato ad arrivare e così gli austriaci e i danesi. Di generazione in generazione: qui il tasso di ritorno va dal 60 al 70%, ci dicono tutti. E così, Cavallino Treporti è praticamente bilingue e il tedesco si usa tanto quanto il dialetto veneto. Questa è la capitale del turismo all’aria aperta. La gente del nord chiede servizi semplici ma efficienti. Piste ciclabili, cablaggio internet, case comode eppure eleganti. Non vogliono un resort: non ci sono discoteche e soprattutto da qui si parte ad esplorare tutto il territorio, dal fascinoso Lio Piccolo alle valli della laguna. Le spiagge? «Abbiamo fatto un questionario l’anno scorso, incerti se attrezzarle: l’80% ha risposto no», racconta Mattia Enzo.
Qual è allora il segreto del Cavallino? «Cooperare e non competere», dice sicuro Francesco Berton, alla guida di Assocamping e titolare del camping di famiglia Ca’ Berton. «Abbiamo difeso un’offerta molto diversificata e una stretta collaborazione con gli enti locali: è così che abbiamo costruito una rete ciclo-pedonale capillare e ora rifaremo tutta la strada principale».
Al Marina ci si prepara per la serata. Ci sarà uno spettacolo all’arena centrale. «Ma alle 23.30 torna tutto silenzioso», avverte Paolo Bertolini. Se fosse davvero una città sarebbe un po’ distopica. Ma è solo una camping-city.

il Venerdì

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